Tutela
La Convenzione di Ramsar del 1971 può essere considerata il primo atto in cui si è trattato dell'importanza e della tutela della biodiversità. Secondo diversi autori la biodiversità rappresenta una risorsa centrale per uno sviluppo agricolo e forestale sostenibile nel lungo periodo, garantendo sicurezza alimentare e stabilità ambientale. Secondo la Commissione Europea quest'ultimo aspetto risulta essenziale per la conservazione della vita sulla terra perché assume valore a livello sociale, economico, scientifico, educativo e culturale, permettendo agli esseri viventi di adattarsi e resistere anche ai cambiamenti climatici in corso. Purtroppo, però, ciò non è preso nella dovuta considerazione. Infatti, dalla "valutazione delle biodiversità globali" del Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite risulta che oltre il 20% delle specie appartenenti ai lepidotteri, agli uccelli ed ai mammiferi sono estinte a livello nazionale. Anche in Europa, l'elevata diversità biologica sta diminuendo drasticamente a causa dell'impatto-delle attività umane, (sfruttamento intensivo del suolo, urbanizzazione, infrastrutture, turismo di massa, inquinamento idrico ed atmosferico). In Italia, che è uno dei paesi europei più ricchi di specie vegetali (circa 5800), fino a 30-40 anni fa le varietà locali rappresentavano la base produttiva dell'agricoltura. Da allora il diffondersi di una agricoltura più intensiva e l'avvio di vasti programmi di miglioramento genetico, hanno portato all'affermazione di poche varietà geneticamente uniformi che hanno sostituito poco a poco le vecchie varietà. Stime indicano che oltre l'80% delle varietà una volta presenti in Italia è andato perduto; con esse è scomparsa la variabilità genetica che determinava le differenze esistenti fra ed entro queste varietà coltivate. Questo fenomeno prende il nome di "erosione genetica" a cui è associata una erosione del patrimonio culturale. Perdere variabilità genetica equivale a dire perdere per sempre una risorsa non rinnovabile. Tutto questo si può ripercuotere negativamente compromettendo la possibilità di migliorare le piante per la resistenza a nuove avversità abiotiche e biotiche che possono sorgere in futuro. Le vecchie varietà non sono solo fonti di geni utili, ma il loro impiego in zone marginali può costituire un importante sostegno al reddito delle popolazioni residenti. Infatti, la loro coltivazione potrebbe rappresentare un'interessante opportunità economica e una valida conservazione delle risorse genetiche in un determinato areale. Anche l'agricoltura biologica può svolgere un ruolo di tutela della biodiversità visto che è basata sulla diversificazione colturale, ed è praticata in aziende di piccole dimensioni con particolari tecniche agronomiche o in aziende inserite in aree naturali protette.